«Perché ci si sposa? La risposta più ovvia è perché ci si ama. Spostiamo l’attenzione su questa risposta: perché ci si ama? A cosa serve l’amore? Nell’immediato, l’amore ha la funzione di favorire l’accoppiamento, dunque una ricombinazione di geni che ha portato l’umanità a evolvere fino a oggi. L’amore tuttavia è talmente importante nella vita delle persone, che sarebbe davvero riduttivo accontentarsi di una spiegazione tanto meccanicistica. Si possono fare figli con persone che si finisce per odiare; con persone che ci saranno accanto tutta la vita; o con qualcuno di cui a malapena ricorderemo il nome. In effetti, basta un colpo di fulmine, una serata di pazzia, per avere la suddetta ricombinazione dei geni. Potendo scegliere invece, e questa è la direzione nella quale l’umanità si sta muovendo, un figlio si fa con una persona che è il risultato di una scelta, che può dimostrarsi fallimentare a lungo andare, ma comunque ben precisa. Questa scelta sì che ha a che fare con l’amore.

Nella coppia si uniscono due persone diverse, e non solo per corredo genetico. La diversità deriva soprattutto dalla storia personale, dalle attitudini, dai valori. Se crediamo che l’essere umano sia propenso a una sorta di crescita personale, che prosegue ben oltre l’adolescenza, allora ecco che la diversità apre interessanti interrogativi, e svela qualcosa che ci manca.

Una persona troppo diversa ci spaventa, una persona troppo simile tuttavia, ci conduce in una relazione che si esaurisce presto, perché ci offre poco da imparare. Ogni essere umano ha bisogno di qualcuno con cui costruire una relazione sicura, calda, nella quale sperimentare intimità; cerca anche però di inseguire dei propri obiettivi di conoscenza, di soddisfare le proprie curiosità o aspirazioni. Cerca di imparare dall’altro ciò che non sa fare. Una persona che ha difficoltà a mantenere una relazione intima, cercherà inconsapevolmente qualcuno che sia esperto in questo campo; mentre una persona molto affettiva, specializzata nel mantenere solide relazioni grazie alla propria affidabilità, ma con poche aspirazioni personali o poca autonomia, cercherà qualcuno da cui imparare a camminare anche da sola, per andare alla scoperta di ciò che gli manca. Ecco perché la diversità, nella coppia, fa bene: perché le specializzazioni che ci mancano, possiamo apprenderle dall’altro.

La diversità tuttavia crea anche difficoltà e rancori: non è facile mettere in discussione il proprio modo di vivere, comprendere quello del proprio compagno e imparare a trarne degli insegnamenti positivi. Se da un lato cerchiamo qualcuno da cui apprendere, dall’altro la prospettiva di mettere in discussione la nostra visione del mondo, e di noi stessi nel mondo, incontra forti resistenze.

Insomma, cerchiamo una medicina, la troviamo, ma buttarla giù a volte è piuttosto amaro, a volte la rigettiamo addirittura. Ci vorrebbe una voce fuori campo, che ci ricorda che non sempre ciò che fa bene è squisito all’assaggio, ma che può essere apprezzato una volta che abbiamo imparato a conoscerne il sapore e soprattutto, l’effetto benefico. Questa voce può provenire da noi stessi proprio nel momento in cui apprendiamo tutte le implicazioni di un rapporto d’amore. Saremo noi stessi a ricordarci quale medicina portentosa abbiamo scelto, senza che sia necessario un maestro a spiegarcelo. Lo impareremo se e quando avremo il coraggio e la costanza di aprirci davvero alla possibilità di crepare la nostra visione di noi stessi, per inserire quegli elementi che rendono il quadro davvero completo. Lo impareremo con un compagno o una compagna che sapranno farlo assieme a noi. Ciò può sfociare in una scelta per la vita quale pensiamo essere il matrimonio, o meno.

I matrimoni finiscono come le storie d’amore, mostrandoci che per la vita non è una certezza, ma un’illusione di certezza, ancora una volta una credenza che ci consente di proteggerci dall’ignoto e da un possibile cambiamento. Il fatto che i matrimoni finiscano, tuttavia, non è necessariamente un fallimento, nel momento in cui siamo disposti ad apprendere anche dall’esperienza dolorosa di una separazione.

Ciò che abbiamo condiviso e appreso durante una relazione d’amore resta parte integrante del nostro percorso di vita, anche quando la storia finisce. Un pezzo di vita non ha meno valore per il fatto di non essere tutta la vita; ogni pezzo di vita è parte del percorso, e sta a noi sfruttarlo o buttarlo via. Così come non c’è medicina che elimini il dolore dalla nostra vita, non vi è modo di proteggerci dal rischio di una separazione. Vi è invece la possibilità di apprendere a cogliere tutto ciò che dall’altro ci è dato nel momento in cui percorriamo insieme un pezzo di strada, che sia piccolo, grande, o che duri tutta la vita.

Alle coppie che sono interessate ad approfondire questo tema, consiglio la lettura di un bel testo di Giorgio Piccinino con la collaborazione di Dianora Casalegno: Amore Limpido – Edizioni Erickson».