Il primo passo per una coppia ai tempi dell’antica Roma per giungere al matrimonio era quello degli sponsalia: il fidanzamento. Si trattava di una vera e propria cerimonia attraverso la quale si compiva la promessa di matrimonio.
Questa cerimonia era un atto formale, fondato sulla tradizione patriarcale, in cui il pater familias prometteva al fidanzato la propria figlia in moglie; duranta la cosiddetta sponsio il fidanzato chiedeva al padre Spondesne? Lo prometti? e il padre rispondeva Spondeo, Prometto. Alla sponsio partecipavano gli aruspici e gli amici delle famiglie, che erano testimoni dell’impegno matrimoniale. In questo atto, secondo le forme della stipulatio, sia il pater familias sia il fidanzato si impegnavano a portare a termine le nozze.
I futuri sposi, una volta definiti gli accordi, si scambiavano un bacio di religione, un bacio casto. Seguiva lo scambio dei doni che rappresentavano il pegno delle future nozze. Il fidanzato regalava alla donna un anello, l’anulus pronubus. Questo costituiva un chiaro simbolo di impegno, legame e possesso. Indossando l’anello, la ragazza testimoniava fedeltà al futuro marito. L’anello, come riportato anche da Plinio il Vecchio, era un semplice cerchietto di ferro, che solo in seguito divenne in oro.
Dopo aver firmato il contratto nuziale, dove era stabilita la dote della sposa, e dopo aver fissato la data del matrimonio, la cerimonia si concludeva con un banchetto cui erano invitati tutti i presenti.