Le già numerose differenze che si registravano in Europa in tema di matrimonio si acuiscono quando Lutero, in polemica con la Chiesa di Roma, dichiara che il matrimonio non è un sacramento.
In tutta risposta la Chiesa Cattolica con il Concilio di Trento (1545-1563) riafferma il valore sacramentale del matrimonio e stabilisce alcune norme, atte a unificare le varie procedure nuziali e a evitare il proliferare di matrimoni contratti in ogni dove, tra i due coniugi, senza un minimo controllo.
Per sposarsi diventa necessario prendere contatti con il curato della parrocchia presso cui i due giovani risiedono. Il religioso deve annunciare le loro intenzioni «tre volte pubblicamente nella chiesa, durante la messa solenne, per tre giorni di festa consecutivi». In seguito alle pubblicazioni, se non pervengono legittime opposizioni, si può procedere a celebrare il matrimonio alla presenza del parroco e di alcuni testimoni.
Questa formalità diventa fondamentale affinché un matrimonio sia considerato legittimo. Il Concilio riafferma inoltre la legittimità della sessualità solo all’interno del matrimonio. Le nuove regole non si impongono facilmente e in maniera veloce e a lungo permangono altre consuetudini in ambito matrimoniale.
Per il mondo protestante invece il matrimonio è una questione mondana, seppur non priva di valore religioso, e secondo Lutero e altri riformatori, non trattandosi di un sacramento, esso deve essere amministrato dalle autorità laiche, anche se di fatto le autorità religiose non lasciano il campo.
La Chiesa protestante stabilisce il consenso genitoriale per i minorenni, chiede la pubblicità della celebrazione e ammette il divorzio.
Nel 1563 anche la Chiesa anglicana nega il carattere sacramentale del matrimonio, ma la procedura matrimoniale non viene regolamentata in alcun modo, la confusione continua a imperare e le persone si sposano secondo prassi diversificate.
Solo nel 1753 si stabilisce che il matrimonio si celebri di fronte a un ministro della Chiesa anglicana e che venga suggellato con la firma degli sposi. Per i minori di ventun anni il consenso dei genitori diventa inoltre obbligatorio. La Chiesa anglicana non ammette invece il divorzio, così come la Chiesa cattolica, che consente solo l’annullamento per alcuni particolari casi.
Nel mondo islamico invece il matrimonio era un vero e proprio contratto civile che stabiliva la cessione di una donna da parte del padre o del suo tutore al marito, dietro un pagamento alla sposa. Per gli ortodossi invece, il matrimonio era composto da promessa e nozze, due cerimonie pubbliche.
Sia gli islamici, sia gli ortodossi ammettevano il divorzio, anche se nel mondo ortodosso uomini e donne non avevano pari diritti e per esempio, l’adulterio era un valido motivo di divorzio solo per i mariti.