La professoressa Daniela Lombardi, docente di Storia moderna all’Università di Pisa e autrice del volume Storia del matrimonio ci racconta le origini dell’anello di fidanzamento,
«L’origine è romana. L’anulus sponsalitius aveva il significato di conferma dell’accordo tra le due famiglie al momento degli sponsali (o promessa), cioè di quello che dall’Ottocento chiamiamo fidanzamento. Un accordo essenzialmente di tipo economico. Dalla metà del IX secolo compare l’anello nuziale, che si affermerà come rito significativo del matrimonio a partire soprattutto dal XIII secolo, contemporaneamente all’affermarsi dell’anello che dal vescovo viene messo al dito della giovane che prende i voti e diventa sposa di Cristo. Resta comunque anche l’anello di fidanzamento come dono alla sposa da parte dello sposo. Probabilmente acquisterà maggiore importanza quando tenderà a scomparire l’accordo prematrimoniale di carattere più economico in cui erano coinvolte le
rispettive famiglie: immagino dopo il XIX secolo».
Una volta raggiunto l’accordo, ritenuto impegno vincolante da ambedue le parti, i parenti dei futuri sposi si incontravano per confermarlo con una stretta di mano (impalmamento) e per metterlo per iscritto, precisando anche l’entità della dote.
Successivamente, al cospetto di amici e parenti, si trasformava l’accordo in giuramento (giure), in cui lo sposo e il padre della sposa davano assenso pubblico alle nozze di fronte a un notaio.
«Molto più tempo – talvolta addirittura anni – passava invece tra le giure e il dì dell’anello, quando finalmente appariva la sposa: in casa sua o di chi aveva fatto da intermediario, alla presenza di un notaio che avrebbe poi redatto il contratto, entrambi i partner esprimevano il proprio consenso al matrimonio e lo sposo infilava l’anello al dito anulare della mano destra della sposa. Era questa la cerimonia che più assomigliava alle nozze moderne, perché, per la prima volta, la coppia diventava protagonista della scena nuziale. Seguiva un pranzo offerto dalla famiglia della sposa.
Il rito dell’inanellamento era diventato il rito specifico del matrimonio, mentre in epoca romana era associato al momento della promessa, col significato di conferma dell’accordo. Fu a partire dal XIII secolo che l’anello della promessa lasciò il posto all’anello nuziale, contemporaneamente all’affermarsi della tradizione del matrimonio mistico: l’anello, simbolo dell’unione mistica della religiosa con Cristo, è messo dal vescovo all’anulare destro della giovane che prende i voti e diventa sposa di Cristo».
Il gesto del dono dell’anello poteva caratterizzare sia il momento degli sponsali sia il matrimonio vero e proprio, pertanto i rituali non consentivano sempre di poter distinguere con precisione tra promessa e matrimonio, tra i cosiddetti verba de futuro e il consenso dei verba de praesenti.